Descrizione Progetto
Nonostante il significativo tratto automobilistico di questo mercoledì, siamo in ventuno e le undici signore, come spesso capita nelle escursioni infrasettimanali, costituiscono la maggioranza. Sull’altopiano dei Sette Comuni, giunti a Gallio, deviamo verso la nostra destinazione, in direzione Ortigara, su una stradina per un buon tratto asfaltata, ma che nella non breve parte finale sterrata, è caratterizzata da una serie di profonde buche e pozzanghere che costringono le auto a procedere zigzagando con estrema lentezza. Poco male, al parcheggio il ritardo rimane contenuto, ci cambiamo e si parte. Il cielo è sereno e dopo l’ampia radura iniziale procediamo diritti sull’evidente sentiero che si inoltra nel bosco. L’ambiente è bello e selvaggio, la salita non impegna più di tanto e proseguiamo per almeno un quarto d’ora prima che l’assenza dei soliti segni bianchi e rossi, faccia sorgere dubbi sulla direzione presa. Dopo alcune infruttuose ricerche a raggiera, torniamo sui nostri passi e affidandoci al senso di orientamento, nonostante la fitta vegetazione impedisca una chiara visione dell’orografia circostante, ritroviamo il sentiero segnato (scopriremo solo al ritorno, che la deviazione, inavvertitamente ignorata già all’inizio, era contrassegnata in modo totalmente sbiadito e assolutamente inadeguato alla posizione e alla tipologia di terreno). Devo comunque riconoscere l’errore personale, tuttavia, allungando il giro la salita è risultata meno ripida. Passato mezzogiorno, dopo la consueta sosta prolungata per il pranzo al sacco, con panorama sulla Valsugana e sul gruppo di Rava e del Lagorai, siamo entrati nel vivo dell’escursione addentrandoci nel Labirinto: guidati da una segnaletica impeccabile, con numerazione dei punti di transito da 1 a 48, abbiamo proseguito con continui saliscendi in un dedalo calcareo di passaggi angusti, spaccature nelle rocce e scorci su forre profonde, fenditure, enormi massi franati e accatastati o addirittura incombenti sul sentiero, itinerario seguito scrupolosamente per non perderci, ma soprattutto per non ritrovarci in situazioni pericolose affacciandoci sul bordo di precipizi. Appena dopo l’unico breve passaggio assistito da un cavo/corrimano, un roccione emergente, dove l’erosione ha lasciato innumerevoli e profondi solchi paralleli, ha attirato l’attenzione di tutti. Le signore, cimentandosi in un’arrampicata di alcuni metri lo hanno voluto scalare, per farsi immortalare sulla sommità a ricordo della “temeraria” conquista. I commenti entusiastici poi si sono sprecati, per non dire del numero impressionante di scatti fotografici. Il cartello all’inizio del Labirinto indicava un tempo di 35 minuti per l’intero percorso, noi abbiamo impiegato un’ora e mezza (e non per le difficoltà). Terminato il giro e rientrati al parcheggio, passando da Malga Fossetta, scambiati gli ultimi commenti sul bilancio positivo della giornata, ci siamo salutati soddisfatti e ripresa la “via delle pozzanghere”, abbiamo fatto ritorno a casa.
Franco Brigoni