Descrizione Progetto
Le due auto che partono da Castiglione, hanno a bordo cinque persone ciascuna, ma già al parcheggio di Rivoltella, all’appuntamento col resto del gruppo, ridistribuiamo il “carico” formando equipaggi numericamente più equilibrati e comodi. Ad Affi ci rendiamo conto di essere in leggero ritardo, probabilmente a causa del traffico. Giunti a Trento, pausa caffè vicino alla residenza dell’amico Alfonso che si aggrega. Siamo in dieci uomini e sette signore a riprendere il viaggio di andata che si concluderà senza ulteriori intoppi, al parcheggio di Prà dal Manz, su una stradina secondaria tra Anterivo e Capriana. Siamo nel parco Naturale del Monte Corno, al confine tra provincie di Trento e Bolzano, a nord-ovest della congiunzione delle valli di Fiemme e di Cembra. L’escursione inizia aggirando in senso orario il rilievo del monte Gua, per riprendere, poco dopo, il sentiero botanico 482A, quasi pianeggiante, dal quale, complice la splendida giornata, abbiamo potuto ammirare la luminosa foresta di larici secolari con la presenza di alcuni capi adulti e un paio di vitellini di bovini di razza scozzese, dalle caratteristiche ampie e lunghe corna, e con una folta e lunga pelliccia, spesso fulva. Proseguendo, sempre immersi nella rigogliosa foresta di conifere, dopo avere attraversato il canalone della val Pausa, si incrocia il n. 482 che con moderata pendenza, conduce ad una ulteriore deviazione sul n. 1 e poi sul n. 3, fino al passo Cisa (esattamente lo stesso nome del molto più noto passo stradale appenninico). Da qui, seguendo le indicazioni dei segnavia, la salita si fa decisamente più impegnativa, dato che si tagliano i tornanti della ben più comoda, ma ovviamente più lunga carrareccia. Alle dodici e quaranta, siamo alla malga Corno, qualcuno è appagato e si ferma, altri proseguono per la cima omonima, distante circa dieci minuti di marcia e solo una sessantina di metri di dislivello. Ridiscesi e riunita la compagnia presso la malga, che in quanto agriturismo offre il servizio di ristorazione, buona parte del gruppo, attirato dagli invitanti aromi delle vivande che altri avventori stanno consumando, decide di usufruire della mensa, e mentre la bocca mastica, gli occhi spaziano elencando i monti più noti: Sciliar, Corno Bianco e Corno Nero, Pala di santa, monte Agnello ed oltre il solco vallivo di Fiemme la catena del Lagorai in tutta sua estensione fino all’orizzonte dove in secondo piano spiccano le Pale di S.Martino e più a nord le vette del Latemar. Chi prende il sole sulle sdraio gentilmente concesse dal gestore, chi all’ombra approfitta della gradevole temperatura, pensando alla calura di casa, pare comunque che nessuno abbia voglia di muoversi. Ma ci tocca ! Ripresa a ritroso la via del ritorno, a circa mezz’ora di cammino, ignoriamo il tragitto di andata e sempre su stradina concludiamo con un giro ad anello. Tolta la “divisa” di escursionista, visti l’ora non tarda e il caldo, ci concediamo un ulteriore saluto al tavolo del bar, prima di risalire in auto per tornare nell’afosa Pianura Padana.
Franco Brigoni