Descrizione Progetto
Partecipanti totali 29, di cui 16 signore e 13 uomini. Partenza con qualche fisiologico minuto di ritardo, meteo perfetto e temperatura frizzante. La colazione programmata all’autogrill si è svolta nel migliore dei modi, quindi con una minima perdita di tempo, il che ci ha consentito un arrivo a Portovenere con poco ritardo. Provvidenzialmente i due motociclisti, con relative consorti, sono arrivati con qualche minuto di anticipo ed hanno provveduto all’acquisto dei biglietti, per cui l’imbarco per l’Isola Palmaria è stato quasi immediato.
Desiderando percorrere tutti i sentieri dell’isola, dopo uno sguardo rapido alla cartina, siamo saliti per il “sentiero dei condannati” al forte Palmaria o Cavour, il più datato dell’isola, situato in prossimità della cima a 188 m. s.l.m. Purtroppo lo stato di abbandono e la servitù, ancora vincolata dalla M.M.I., non ci hanno consentito alcuna visita all’interno, ma sul lato est una larga traccia ci ha portati lungo le antiche mura a strapiombo sul mare, tra P,ta Mariella e P.ta della Ziguella, dove abbiamo avuto la possibilità di spaziare con la vista sul golfo verso il mare aperto. Nuovo esame della cartina e ritorno al porto di attracco, percorrendo l’unica stradina asfaltata dell’isola sul lato nord ombroso e ricoperto da folta vegetazione anche di alto fusto. Terminata quindi la discesa, con brevi soste nei punti più panoramici, abbiamo proseguito il nostro cammino sul sentiero lungo la costa, girando in senso orario attorno a buona parte dell’isola con un percorso caratterizzato da scorci stupendi e da molti saliscendi, spesso ripidi per consentire agli escursionisti gli accessi al mare. Sul percorso abbiamo incontrato un numero notevole di installazioni militari di varie epoche, disseminate sui pendii dell’isola e rivolte al mare aperto. Giunti alla località di Pozzale verso le ore 13,00, siamo scesi per un ripidissimo sentiero, su fondo di terra e balze di roccia, aiutandoci con funi posticce tese tra un albero e l’altro.
Questa località, famosa perché è una delle poche zone dov’è possibile in estate avere spiagge ed infrastrutture di balneazione, è quasi di fronte all’altra isola, il Tino, oggi riserva naturale integrale dove l’accesso ai turisti non è più consentito.
Approfittando delle panchine e del molo di Pozzale, ci siamo finalmente concessi una vera pausa ed un veloce quanto frugale pasto. Dato che il tempo scorre veloce proprio quando si vorrebbe riposare, abbiamo dovuto riprendere il nostro cammino per completare il giro dell’isola, ma con nostra sorpresa il sentiero non proseguiva in falso piano, bensì risaliva ripido di nuovo verso il faro, sul punto più elevato dell’isola. Un percorso un pò impegnativo dopo pranzo, ma caratterizzato da fondo roccioso molto vario e con balconate a strapiombo sul mare da togliere il fiato per la bellezza e per i colori che una giornata fortunata di cielo terso ci aveva riservato.
Dopo numerosissime soste fotografiche, siamo arrivati al culmine dell’isola, in prossimità dell’ennesimo forte militare, dove una segnaletica CAI a noi famigliare indicava “Sentiero difficile”. Immaginando che fosse difficile per i turisti, ma non per escursionisti navigati come noi, abbiamo iniziato la discesa per l’ultimo tratto di sentiero della nostra giornata, con la convinzione di aver già assaporato il meglio del panorama. Invece, con nostra grandissima sorpresa, ci siamo man mano resi conto che il meglio doveva ancora venire. Mentre si scendeva, talvolta con l’aiuto di funi nei punti più ripidi o scivolosi, si aprivano ai nostri occhi scenari d’incanto sulla costa delle Cinque Terre e sulla sottostante Portovenere, con il colore del mare che cambiava tonalità continuamente ed una fioritura di mille colori al di qua e al di là della lingua di mare che divide l’isola dalla terra ferma. Inutile dire che il completamento di questo tratto ci ha preso tutto il tempo che avevamo a disposizione, tanto che il nostro arrivo al molo d’imbarco è stato in contemporanea all’arrivo del battello che ci veniva a recuperare per il ritorno a Portovenere.
Dedicata mezz’ora ad un pò di relax, gelato o qualche bibita rinfrescante, malgrado fosse il momento più bello per restare a godersi il tramonto, abbiamo salutato “i motociclisti” e ci siamo velocemente cambiati e rimessi in viaggio per evitare le probabili lunghe code in autostrada.
Come da programma, a circa le 19,00, in 25 ci siamo ritrovati fuori autostrada nella località di Respiccio, fraz. di Fornovo, dove all’Osteria omonima, a gestione famigliare, era stata prenotata una merenda a base di specialità locali. Alla fine ne è uscita una cenetta molto gradita, divertente e con tanti presupposti per ripeterla non appena si presenti l’occasione per fare escursioni sull’Appennino Parmense. Complimenti alla cuoca !!!!!
Silvano Tosini